X Cupressocyparis leylandii

cupressocyparysleylandiiDivisione: Gymnospermae
Classe: Coniferopsida
Ordine: Coniferales
Famiglia: Cupressaceae
Genere: Cupressus x Cupressocyparis
Specie: X Cupressocyparis leylandii (Jackson & Dallimore) Dallimore
Gli esemplari messi a dimora sono andati perduti

Cipresso di Leyland
Nel 1888 C. J. Leyland, cognato di J. M. Naylor, coltivò 6 ibridi nella proprietà Leighton, in Gran Bretagna, ottenuti dai galbuli di Chamaecyparis nootkatensis Sudw. (cipresso di Nootka) e fertilizzati dal polline di Cupressus macrocarpa Hartweg (cipresso di Monterey).
Un primo tentativo fatto per ottenere questo ibrido fu quello di coltivare alcune piante nate da seme, a Haggerston Castle, Northunmberland. Finalmente nel 1940 lo stesso ibrido fu coltivato nel Vivaio di M. Barthelemy, Stapehill. Da allora diversi cloni di questi tre ibridi sono stati propagati.
In precedenza, nel 1911, un tentativo con esito positivo si ottenne con l’incrocio tra i galbuli del cipresso di Monterey fertilizzati dal polline del Cipresso di Nootka.
Questo secondo ibrido prese il nome di “Leighton Green”.
Il più coltivato ed il più diffuso dei due incroci è, comunque, il primo in quanto unisce la resistenza del cipresso di Nootka alla rapida crescita del Cipresso di Monterey (1,25 m l’anno).
La sua corteccia è bruno-rossastra e fessurata; ha foglie verde brillante, piccole e fittamente addossale.
I fiori femminili sono verdi e insignificanti, quelli maschili hanno un colore giallastro e compaiono raramente; i galbuli marroni si sviluppano solo qualche volta per questo i semi vengono prodotti raramente.
Il cipresso di Leyland è la più apprezzata pianta da siepe perché ha gli aghi sempreverdi e un portamento stretto e colonnare perché i rami formano una fitta chioma che parte già dalla base.
E’ usato altresì per fare esperimenti per scopi forestali dove la robustezza e la resistenza alla siccità sono qualità accertate.
Da questo secondo aspetto è stato provato che, in un piccolo pezzo di terra gestita da una istituzione governativa della Nuova Zelanda, non solo sopravvisse ma continuò la sua crescita dopo che una grave siccità aveva, nel frattempo, causato la morte del Pinus radiata, piantato vicino ad essa.


(Testo tratto da
Orto botanico di Ome – Le conifere coltivate – Riconoscimento, storia, mito, leggenda,
di Maria Bianchetti e Antonio De Matola,
Regione Lombardia, Comune di Ome, Comunità Montana del Sebino, 2001)