Abies alba

Divisione: Gymnosperamae
Classe: Coniferopsida
Ordine: Coniferales
Famiglia: Pinaceae
Genere: Abies
Specie: Abies alba Miller (= A. pectinata [Lam.] DC.)
Esemplari: 3 a dimora dal 1996

Abete bianco
E’ l’unica specie del genere Abies spontanea dell’Italia; sulle Alpi forma foreste o da solo o assieme all’abete rosso ed al faggio; è molto esteso nella Foresta Nera, in Germania.
I romani utilizzavano i suoi tronchi per la costruzione di alberi di navi e remi. Tutt’oggi esistono ancora, in certi luoghi appenninici, dei toponimi che risalgono a quel periodo.
Questo albero fu coltivato e diffuso, nella costruzione di boschi artificiali nella catena degli Appennini, insieme al faggio e all’abete rosso, dai monaci eremiti Camaldolesi, Benedettini e dai Frati Francescani.
Questi religiosi seppero valorizzare e difesero il bosco nel suo valore, sia simbolico (umanizzazione del bosco e luogo privilegiato della mistica), che economico (limitazione del disboscamento, reimpianto degli alberi tagliati, salvaguardia, ecc.).
Per mezzo di una bolla papale del 1370 fu vietato perfino alle donne (ritenute oggetto di tentazione per i pii religiosi), di entrare nella foresta di abeti che circondava l’eremo di Camaldoli, pena la scomunica. Tra il XV e il XVIII secolo, le foreste Casentinesi appartenenti all’Opera del Duomo di Firenze, che venivano sfruttate per la costruzione delle navi da flotta del Granducato di Toscana, andarono pian piano esaurendosi perché non furono curati i rinnovamenti.
L’avvento della rivoluzione francese annientò il bosco come simbolo dell’ancien régime; Napoleone Bonaparte li saccheggiò per costruire le proprie flotte; con la soppressione dei conventi da parte del nuovo Stato Italiano il demanio ne incamerò le selve. Tuttavia grazie alla spiritualità ed alla operosità di certi monaci, alcuni boschi sono rimasti in vita fino ai giorni nostri.
L’abete bianco è specie spontanea dell’Europa in quanto la troviamo in zone che si estendono dai Pirenei ai Balcani e si è naturalizzata nella parte occidentale della Bretagna.
Difatti in quella regione venne coltivata la prima volta nel 1603 e divenne la pianta più grande ma, successivamente, fu sostituita da una varietà più piccola in quanto fu danneggiata dagli afidi che ne succhiarono le foglie. Si utilizza industrialmente come legname da costruzione, per la produzione di trementina (detta “di Strasburgo”) e se ne usa la corteccia per le fabbriche di conceria.
Fu l’individuo che venne utilizzato, originariamente in qualche regione, come albero di Natale. Come specie è suscettibile della contaminazione atmosferica, perciò nella piantumazione si dovrebbe tener conto del luogo adatto. E’ una pianta a portamento colonnare e con forma conico-piramidale.
Presenta foglie disposte su un piano (anticamente il suo nome era infatti Abies pectinata): nella parte superiore sono verde lucido, in quella inferiore argentee; i coni sono cilindrici, con brattee sporgenti; i fiori maschili, giallognoli, sono raggruppati sulla parte inferiore; i fiori femminili, verdi sulla parte superiore, si trovano vicino alla sommità dell’albero; la corteccia grigia, con pustole resinose, si fessura nella parte più vecchia del fusto.
Può raggiungere un’altezza di m 60; vegeta tra i 700-800 m e i 1.800-1.900 metri.
In Italia, l’individuo più rilevante si trova a Lavarone presso la Malga Laghetto. Si chiama “Avez del Prinzep” (circonferenza m 5.65, altezza m 50) ed è stato salvato da un Sindaco del paese che si oppose al suo abbattimento.
Per i più curiosi: si narra che Sigmund Freud beveva alla fontana installata poco distante da questa pianta e ne accarezzava la corteccia: anche Robert Musil ne ammirava l’unicità.
L’Abies alba più vecchio che si conosca raggiunge la ragguardevole età di 1300 anni e si trova in Bulgaria, sul Monte Pirin.


(Testo tratto da
Orto botanico di Ome – Le conifere coltivate – Riconoscimento, storia, mito, leggenda,
di Maria Bianchetti e Antonio De Matola,
Regione Lombardia, Comune di Ome, Comunità Montana del Sebino, 2001)