Abies

Divisione: Gymnosperamae
Classe: Coniferopsida
Ordine: Coniferales
Famiglia: Pinaceae
Genere: Abies
Specie a dimora:  Abies alba, Abies cephalonica, Abies concolorAbies koreana, Abies magnifica, Abies nebrodensis, Abies nordmannianaAbies numidicaAbies pinsapo,  Abies procera

Dal latino abies, nome dato a piante che comprendevano i nostri abeti.
Vi appartengono 40 specie distribuite nelle regioni umide e temperate dell’emisfero boreale (del Nord Africa e Himalaya).
Dispongono di foglie appiattite e strette disposte a spirale, ma orientate su un piano con pigne che nelle squame trattengono, generalmente, due semi.
Uno dei caratteri distintivi del genere Abies è la pigna eretta che a maturità si sfalda, disarticolando le squame dall’asse centrale. Inoltre gli abeti hanno aghi persistenti e solitari sui rami.
Gli habitat ideali sono i luoghi dove l’estate è fresca e umida e l’inverno molto rigido con nevicate abbondanti.
In Italia vivono spontanei solo 2 specie di abeti: l’abete bianco, e l’abete dei Nebrodi (che cresce unicamente in Sicilia, sulle Madonie, dove è attualmente protetto poiché ne sono rimasti soltanto 25 esemplari).
In Europa (Germania, Svizzera e Austria), troviamo i più bei boschi di abeti situati a bassa quota, mentre la Sierra Nevada della Spagna ospita l’unica abetaia formata da abete spagnolo (Abies pinsapo).
Peri vichinghi l’Abies era una pianta consacrata a Odino.
Per il loro perenne aspetto vivo e attivo sono stati scelti dagli antichi popoli germanici (celti) e dai romani poi, come simbolo di vitalità; inoltre abitualmente regalavano ramoscelli di queste piante sempreverdi in quanto le ritenevano simbolo di fertilità e di rinnovamento (soprattutto in occasione delle feste pagano legate al solstizio d’inverno ed all’anno nuovo).
Con l’avvento del cristianesimo a queste feste si sovrappose la celebrazione del Natale e lo scambio dei rametti, a cui appendevano come regalo le mele quale rievocazione della scena del peccato originale, ben si accordava con i motivi della religione cristiana.
In Italia, nel medioevo, i monaci cistercensi fin dalle loro origini emanarono (1278) “Le Costituzioni Camaldolesi“, famose leggi severe e rigide in cui davano regole e metodi per la conservazione, il taglio, la protezione e la sorveglianza dei boschi loro affidati, decidendo così di arricchire i loro eremi con abeti poiché simbolo di altezza in meditazione e sapienza.
Ricche di abeti bianchi sono pure le storiche foreste di Vallombrosa (care a Milton), create artificialmente dai monaci benedettini a partire dal 1015 e quella di S. Francesco sulla Verna, nel Casentino.
I boschi di Abeti, come quelli di altre conifere (per esempio Picea, Pinus, Larix) e di latifoglie (Quercus, Castanea, ecc.) hanno una flora fungina molto ricca che svolge l’importante funzione della distruzione delle foglie e rami morti fino alla restituzione al suolo dei componenti minerali.


(Testo tratto da
Orto botanico di Ome – Le conifere coltivate – Riconoscimento, storia, mito, leggenda,
di Maria Bianchetti e Antonio De Matola,
Regione Lombardia, Comune di Ome, Comunità Montana del Sebino, 2001)