Pinus

Divisione: Gymnosperamae
Classe: Coniferopsida
Ordine: Coniferales
Famiglia: Pinaceae
Genere: Pinus
Specie a dimora: Pinus cembra, Pinus halepensis, Pinus hwangshanensisPinus leucodermis, Pinus montezumaePinus mugo, Pinus nigra, Pinus pinaster, Pinus strobus, Pinus sylvestris, Pinus tabuliformisPinus thumbergiiPinus wallichiana, Pinus yunnanensis

Anche l’antica Grecia ci ha tramandato diversi miti che si riferiscono a quest’albero.
Una, quella della ninfa Pitis, ci racconta che questa era continuamente insidiata da Pan e da Borea (vento del nord). Lei, stremata, alla fine, cedette a Pan ma venne fatta precipitare da Borea in un dirupo. Pan, per salvarla durante la caduta, riuscì a trasformarla in un pino facendola aggrappare a una roccia.
L’altra leggenda riguarda Dionisio (Bacco) dio della vite, perciò del vino e dell’ebbrezza, più anticamente considerato una divinità di tutti gli alberi, soprattutto dei pini. Le sue effigi venivano scolpite nel legno di questa specie: in molte raffigurazioni tramandateci, questo ‘dio’ e i suoi seguaci reggono il tirso, cioè un bastone su cui erano attorcigliati tralci di vite e foglie d’edera, sormontato da una pigna. Persino in tutto l’estremo Oriente il pino è simbolo di immortalità e di buon augurio.
In Cina, una leggenda narra che la resina di pino, se riesce a penetrare nel suolo, produce dopo mille anni un fungo che da l’immortalità.
Anche secondo il taoismo i pinoli, gli aghi e la resina sono l’unico cibo degli immortali.
Invece, nella settimana di festa per il nuovo anno, in Giappone, si usa mettere due pini ai lati delle case in quanto, secondo una tradizione scintoista, nei loro rami vivono gli dei che portano la buona fortuna.
Pure i templi e gli strumenti rituali di questa religione orientale vengono costruiti esclusivamente in legno di pino e di cipresso.
In Italia, e precisamente in Toscana, si pensa che il famoso burattino Pinocchio, ideato da Carlo Collodi, abbia preso il nome dai semi del pino domestico. Geppetto, costruendolo, glielo affidò per donargli una specie di ironico portafortuna. In quella regione, infatti, il pinolo – tipico ingrediente della cucina povera – è più conosciuto come pinocchio.
Sappiamo altresì che i grossi pinoli del Pinus coulteri sono da sempre alimento delle tribù indiane della California, mentre in Afghanistan i semi del Pinus gerardiana sono tanto apprezzati che questa specie, originaria dell’Himalaya, oggi viene coltivata unicamente per questo alimento
Un altro prodotto ricavato dalle specie di questo genere è la resina che si rapprende velocemente all’aria, possiede un odore penetrante, aromatico e la si ottiene incidendo la scorza fino ai tessuti vivi. La resina viene utilizzata anche come antibatterico. Dai greci e dai romani veniva aggiunta al vino per una migliore conservazione dello stesso mentre oggi è utilizzata, principalmente, per scopi industriali in quanto dalla sua distillazione si ricava la trementina (sostanza usata nelle preparazioni delle vernici) e la cosiddetta pece greca (o colofonia) usata per calafatare le navi attraverso l’incatramazione del legno esposto alle intemperie.
Dai violinisti e altri suonatori di strumenti ad arco, quest’ultima sostanza, è cosparsa sui crini dell’archetto dei loro strumenti per migliorare il suono.
L’ambra, preziosa sostanza derivata dalla resina fossile e simile ad una pietra gialla, quasi trasparente, viene utilizzata per produrre gioielli e monili.
L’olio, ricavato dalla distillazione dei rami e dei tronchi di pino, è usato per la fabbricazione di vernici, di solventi per gomme e resine. L’olio di foglie di pino, estratto dalle gemme e dalle foglie, è impiegato nella preparazione di bagni aromatici, per fare inalazioni o suffumigi, come sostanza antisettica ma altresì in profumeria per fabbricare creme e saponi.


(Testo tratto da
Orto botanico di Ome – Le conifere coltivate – Riconoscimento, storia, mito, leggenda,
di Maria Bianchetti e Antonio De Matola,
Regione Lombardia, Comune di Ome, Comunità Montana del Sebino, 2001)