Pinus pinea

pinuspineaDivisione: Gymnosperamae
Classe: Coniferopsida
Ordine: Coniferales
Famiglia: Pinaceae
Genere: Pinus
Specie: Pinus pinea L.
Gli esemplari messi a dimora sono andati perduti

Pino domestico o Pino italico o Pino da pinoli
Originario delle regioni mediterranee (nella regione che si estende dalle Isole Canarie a Madera, all’Asia Minore) oggi lo troviamo diffuso in tutta l’Europa centro-meridionale.
La sua origine, in Italia, è a tutt’oggi avvolta nel mistero: probabilmente fu introdotto in Italia dagli etruschi, ma la sua diffusione nel Mediterraneo avvenne, con tutta probabilità, per opera dei romani e di altri popoli navigatori.
Di questa pianta già Plinio il Vecchio e Catone il Censore cantarono la bellezza e le qualità; Virgilio la chiamava “pino bellissimo”; Dante nella sua opera “La Divina Commedia”, definì l’incantevole bellezza della pineta di Ravenna come “divina foresta spessa e viva”; Boccaccio e Byron ne parlavano con stupore e ammirazione. Fu anche il luogo dove trovò la morte Anita Garibaldi.
Le quattro Abbazie ravennati, presenti in Italia nei secoli XVII e XVIII, continuarono le colture dei Romani, adoperandosi a intensificare le semine di questa pianta coprendo una fascia di litorale lunga oltre 32 km e larga qualche km.
In effetti, in queste storiche pinete, durante il periodo di Napoleone e la Restaurazione, fino agli inizi del secolo scorso, il prelievo dei pini non fu corrisposto da nuove semine, tanto da ridurne notevolmente l’estensione.
Non sono certamente secondarie, per bellezza e fama, le pinete di Migliarino e S. Rossore, Cecina, Castiglione della Pescaia o Follonica, che si trovano in Toscana, o quelle litoranee del Lazio di Castelfusano o di Castelvolturno (NA).
Questo albero viene utilizzato per il rimboschimento delle zone litoranee (pinete) e riesce a vivere fino ad un’altitudine di 800 m. E’ usato per scopi paesaggistico-ornamentali in quanto pianta adattabile a terreni poveri, ma anche per la sua caratteristica forma, larga ed espansa, come un ombrello.
Non sopporta, però, i climi rigidi e le gelate, è sensibile agli inquinamenti atmosferici che provocano arrossamento agli aghi e necrosi nelle parti terminali. Può raggiungere un’altezza di 30 m.
La corteccia marrone chiaro si fessura in placche.
I coni sono grandi, pesanti e globosi, maturano in tre anni e sono di color marrone.
Gli aghi sono lunghi e in fascetti di due; hanno color verde scuro e sono sparsi. I fiori maschili si schiudono da aprile a giugno.
Il legno, rossiccio e venato di scuro, poco pesante e poco resistente, non è molto ricercato; così come non lo sono la resina e la corteccia (da cui si estrae il tannino).
In molti paesi del Mediterraneo (specialmente nel Libano) questa pianta è coltivata soprattutto per i pinoli (semi molto nutrienti e appetitosi) che si possono mangiare sia crudi che arrostiti o per fare dolciumi.
Una caratteristica del pino domestico è quella di riprodursi solo per seme, che matura in quattro anni.
La longevità di questo albero non supera mai i 250 anni.
In provincia di Reggio Calabria, a Delianova, località Scuto, esiste un esemplare di questo pino (alto 35 m e con una circonferenza di m 6,40) che ha una storia singolare. Il medico F. Saverio Tornatora lo piantò nel lontano 1783, come simbolo di nuova vita, dopo che il disastroso terremoto devasto la sua casa e la città di Reggio.


(Testo tratto da
Orto botanico di Ome – Le conifere coltivate – Riconoscimento, storia, mito, leggenda,
di Maria Bianchetti e Antonio De Matola,
Regione Lombardia, Comune di Ome, Comunità Montana del Sebino, 2001)